Napoli, 29 punti in più. La falsa narrazione sulla scorsa stagione
Ma davvero il Napoli dello scorso anno, quello delle macerie, era messo così male come la narrazione dei più ha raccontato? La risposta, scoprirete, non è poi così scontata.

Al termine di una stagione trionfale conclusa dal Napoli con la conquista tanto inattesa quanto meritata del quarto tricolore, ci sono venute spontanee alcune considerazioni derivanti da uno studio accurato di dati e metriche relative a questo campionato e a quello scorso. Le conclusioni alle quali siamo giunti meraviglieranno la maggior parte dei lettori, mentre per gli addetti ai lavori sembreranno forse più attese. Al netto dello straordinario lavoro dello staff tecnico che mai ci stancheremo di elogiare, la domanda che ci siamo posti è: ma davvero il Napoli dello scorso anno, quello delle macerie, era messo così male come la narrazione dei più ha raccontato? La risposta, scoprirete, non è poi così scontata. Ma, riavvolgiamo un attimo il nastro. Quella che Antonio Conte trova al suo arrivo, il 5 giugno 2024, è una Napoli calcisticamente depressa da una squadra che ha appena terminato una stagione (sotto la guida tecnica di ben tre allenatori) al decimo posto in classifica con 53 punti, che, tradotto, significa esclusione dalle competizioni europee dopo 14 anni di seguito. In città le incredibili immagini dello Scudetto vinto appena 13 mesi prima sembravano improvvisamente datate e ampiamente mandate in archivio da una stagione sorprendentemente negativa dal punto di vista dei risultati. Ma i dati dicono lo stesso?
Vero è che Antonio Conte eredita una squadra in grande crisi, reduce da un anno horribilis, terminato con ben 29 punti in meno rispetto alla stagione scudettata che, va detto, era stata una stagione in cui il Napoli aveva fatto registrare numeri da record. Il primo dato che balza immediatamente all’occhio è quello relativo agli xPts (Expected Points), i punti attesi, quelli che il Napoli avrebbe dovuto fare in base a ciò che ha prodotto. Abbiamo anche nel recente passato scritto di questa metrica avanzata che stima quanti punti una squadra avrebbe dovuto ottenere in base alla qualità delle sue prestazioni, piuttosto che ai risultati effettivi. Un calcolo che si basa sugli Expected Goals (xG), che misurano la probabilità che un tiro si trasformi in gol, e sugli Expected Goals Against (xGA), che indicano la probabilità di subire gol.
In pratica, gli xPoints assegnano un punteggio da 0 a 3 a ogni squadra per ogni partita, basandosi su una serie di parametri statistici. Questo permette di confrontare i punti reali in classifica con quelli "attesi", evidenziando squadre che hanno ottenuto risultati migliori o peggiori rispetto alle loro prestazioni effettive.
Ebbene, è sorprendente osservare come dal decimo posto (53 punti), con questa metrica, il Napoli si ritrovi al quarto posto con ben 67.69 punti attesi, oltre 14 punti di differenza! Per completezza di informazione aggiungiamo che il Napoli di quest’anno, che ha concluso il campionato vincendo il titolo con 82 punti, in realtà presenta una metrica xPts pari a 70.98, vale a dire appena 3,29 punti in più dello scorso anno.
Partendo quindi dai dati relativi alla fase offensiva, possiamo notare come il Napoli 2023/2024 fosse secondo per Field Tilt, ossia la percentuale di possesso palla considerando soltanto l’ultimo terzo di campo, alle spalle solo della Fiorentina di Italiano, ma primo per possesso palla generale.
A confermare ulteriormente il predominio territoriale dei partenopei, integriamo anche il dato sui tocchi in area avversaria (1115), il migliore della Lega davanti all’Inter (1072).
L’intenzione dunque del Napoli, sulla scia del gioco spettacolare della stagione dello Scudetto, era quella di andare costantemente alla ricerca del dominio del gioco, come dimostra anche la media di passaggi a partita, con i partenopei ampiamente leader davanti al Milan.
Dominio e controllo del gioco, fraseggio, presenza costante nell’area avversaria, fanno interrogare su quanto fosse realmente pericoloso il Napoli della passata stagione. Per stabilirlo, abbiamo voluto prendere in esame il dato sull’IPO (Indice Pericolosità Offensiva) che misura la capacità dimostrata da ciascuna squadra di creare situazioni potenzialmente pericolose per l’avversario durante la partita. L'IPO assegna un punteggio a ogni azione offensiva, considerando elementi come:
Occasioni da gol
Azioni promettenti
Tiri
Corner
Cross
Passaggi chiave
Ogni evento ha un valore numerico su una scala da 1 a 10, dove 10 rappresenta una chiara occasione da gol. La somma di questi valori fornisce un'indicazione della pericolosità offensiva di una squadra in una singola partita o nell'arco di una stagione. Il Napoli della scorsa stagione era dietro solo all’Inter scudettata.
Considerando le poche giornate di permanenza di Garcia (12) e quelle molto conservative di Mazzarri (13), ci sembra corretto definire gli azzurri di Calzona come squadra decisamente pericolosa in fase offensiva.
Ma, fase offensiva a parte, abbiamo voluto vedere come gli azzurri se la cavavano nella fase difensiva, utilizzando l’altra metrica avanzata, l’IRD (Indice Rischio Difensivo), che, al contrario dell’IPO, misura il rischio potenziale a cui una squadra si espone durante una partita. L'IRD valuta le situazioni pericolose create dagli avversari negli ultimi 25 metri di campo, assegnando un punteggio ponderato a ogni evento, come:
Tiri subiti
Corner concessi
Cross pericolosi
Passaggi chiave degli avversari
Occasioni da gol concesse
Ogni evento ha un valore numerico su una scala da 1 a 10, dove 10 rappresenta una chiara occasione da gol subita. La somma di questi valori fornisce un'indicazione del rischio difensivo di una squadra in una singola partita o nell'arco di una stagione. Anche in questo caso è davvero sorprendente notare come il Napoli fosse ancora una volta secondo alle spalle dei futuri campioni d’Italia dell’Inter.
Tuttavia, una analisi moderna che possa ritenersi completa non poteva non considerare la fase del Pressing e dell’atteggiamento in fase di non possesso, e chiedersi dunque come era messo il Napoli dei disastri anche da questo punto di vista. Per rispondere in maniera esaustiva abbiamo fatto ricorso ad altre metriche avanzate e specifiche. La prima, il BDP (Build-up Disruption Percentage), misura la capacità con cui una squadra è in grado di ridurre la precisione di passaggio degli avversari rispetto alla loro media. Valori positivi indicano una pressione aggressiva ed efficace. Ebbene, quella del Napoli si attestava al secondo posto di questa classifica, subito alle spalle della Fiorentina di Vincenzo Italiano, squadra notoriamente ultra offensiva.
Gli altri due parametri molto interessanti cui abbiamo fatto ricorso sono la GPI e la GPE. La GPI (Gegenpressing Intensity) misura la frazione di volte in cui una squadra tenta immediatamente (entro un massimo di 6 secondi) di riconquistare la palla dopo averne perso il possesso nell’ultimo 40% di campo. La GPE (Gegenpressing Efficiency) è l’efficienza della GPI. Ancora una volta dobbiamo notare come anche queste metriche certifichino valori di eccellenza, con il Napoli posizionato al primo posto nell’intera Serie A 2023/24 a riprova della volontà di dominare il gioco.
Infine, ultimo dato della stagione in questione che abbiamo voluto prendere in esame è quello del PPDA (Pass allowed Per Defensive Action). Si tratta di una metrica ben conosciuta da chi ci segue, che spesso abbiamo utilizzato anche in questa stagione, che non è nient’altro che il rapporto tra il numero di passaggi effettuati dalla squadra che imposta e il numero di azioni difensive (falli, contrasti, intercetti) compiute dalla squadra che aggredisce senza palla. Più basso è il valore di questo indice, più alta sarà la pressione applicata dalla squadra sull’avversario in possesso. Manco a dirlo anche questo parametro certifica un livello di eccellenza per il Napoli dello scorso anno, primo anche stavolta davanti alla Fiorentina di Italiano.
Queste dunque alcune delle statistiche che Conte certamente avrà letto e studiato al suo arrivo a Napoli. Numeri certamente degni, ma che raccontavano di una squadra solo teoricamente dominante, che però sul campo, di fatto, si sgretolava alla prima occasione per gli avversari, ritrovandosi fuori dalle competizioni europee a fine stagione. Alcuni giocatori alla fine del proprio ciclo nel club, il proliferare di malumori nell’ambiente, il suo animale offensivo con la testa altrove e, dulcis in fundo, il proprio capitano sul piede di partenza. Una situazione molto complicata da gestire probabilmente per tutti, ma non per Antonio Conte.





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